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Parole intelligenti per intelligenze artificiali

La rassegna Link in CLHUB apre al dibattito sull’IA

martedì 1 ottobre 2024

L’uomo ha inventato una macchina e l’ha chiamata intelligente”. Si è dibattuto molto, nel corso dell’ultimo evento della rassegna Link in CLHUB come negli ultimi due anni, su cosa sia veramente questa “intelligenza artificiale” e in che modo stia trasformando il mondo che viviamo. Una conversazione necessaria, affrontata in collaborazione con l’associazione Partite Iva del Trentino - Consulenti e Formatori, che sfiora aspetti sia tecnici che etici e che ci fa mettere in dubbio molte più cose di quanto non potessimo immaginare. “Il tema è che ciò che chiamiamo intelligenza artificiale non è altro che una serie di informazioni - di big data - rielaborati per rispondere alle nostre domande” ha commentato Paolo Perini nell’intervento di apertura della serata. “Tutto questo ha un enorme potenziale, certo, ma chi ci garantisce che queste risposte non siano, in qualche modo, deviate? Dopotutto queste informazioni vengono tratte dalla rete e tutti ormai sanno che non sempre ciò che troviamo online può essere ritenuto affidabile”. Una macchina imperfetta, quindi, questa intelligenza artificiale, inquinata dalle informazioni che i suoi stessi creatori le hanno fornito. Quindi non c’è da fidarsi?

Il fatto che l’intelligenza artificiale sia fallibile non significa che non possa essere utile, anzi: l’intervento di Leonardo Fabbri, secondo in scaletta, ha dimostrato come un uso consapevole e attento dei più noti strumenti di intelligenza artificiale (Chat GPT, per citarne uno) possa rappresentare un vero e proprio “salto evolutivo” in termini di produttività. “Fare biglietti da visita può sembrare un lavoro banale, tuttavia coinvolge diverse figure lavorative  - grafici, pubblicisti ecc. - che devono coordinarsi per la realizzazione di un prodotto ottimale. Grazie a Chat GPT mi sono bastate otto ore di tempo e tanta, tanta voglia di correggerlo quando le risposte non mi soddisfacevano o erano semplicemente sbagliate”. Competenza pregressa ed intelligenza umana, in questo senso, riescono a mitigare le fallace di questi nuovi strumenti senza troppa difficoltà, restituendo un risultato spesso al di sopra delle aspettative.

I partecipanti all’evento testano l’app di Tashy

Gli usi di questa nuova tecnologia possono spaziare in molteplici ambiti e settori fungendo, in alcuni casi, da veri e propri catalizzatori di creatività. Ne è esempio la testimonianza portata da Carlo Rizzi nell’intervento a chiusura della serata e della sua intelligenza artificiale Tashy, nata dalla collaborazione con il fotografo professionista Stefano Bottesi per implementare l’interattività di un’esposizione temporanea al Muse di Trento. “Nel nostro caso, grazie a semplici qr code disseminati per le diverse stanze della mostra, siamo riusciti a trasformare ogni visitatore in un artista grazie alla nostra applicazione. Cellulari alla mano, gli utenti potevano generare delle immagini a partire da immagini esistenti, uniche e irripetibili: la nostra applicazione, infatti, è in grado di generare un’immagine con un singolo click, rielaborando lo stile grafico e artistico dell’originale con risultati sempre nuovi. In questo senso, ogni visitatore entrava in possesso di un pezzo unico, un ricordo personalissimo della giornata vissuta”.

Ci troviamo, senza dubbio, di fronte ad un nuovo salto evolutivo delle nostre tecnologie e, forse, anche della nostra società. L’intelligenza artificiale è uno strumento potente, forse non proprio intelligente, ma utile a risolvere problemi di natura quotidiana o a semplificare processi di lavoro tediosi, particolarmente difficili o dove l’agire umano potrebbe commettere, inevitabilmente, qualche errore. Interrogarsi sul suo uso, a chi deve appartenere e cosa debba sostituire è fondamentale per garantire un futuro sereno per tutti, pur ricordandosi che si tratta solo di uno strumento - almeno per ora -.