L’uso dell’inglese come lingua in grado di “modernizzare” le conversazione è già ben noto in Italia da tempi assolutamente non sospetti. Tuttavia è giusto chiedersi se la nostra è una reale necessità o solo una moda passeggera, come nel caso della parola “coworking”.
Ma che cos’è il coworking? E, già che ci siamo, cosa c’entra con Palazzo Benvenuti?
Citando Wikipedia, “è uno stile lavorativo che implica la condivisione con altre persone di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, mantenendo un'attività indipendente”. Tutto corretto, se non fosse che questa definizione non riporti l’aspetto più importante di questo nuovo stile lavorativo, ovvero la contaminazione. Siamo abituati a vedere il lavoro come una cosa statica, noiosa e ripetitiva che ci costringe nello stesso spazio per più ore al giorno: pochi stimoli, poche novità e solo una gran voglia di finire il proprio turno e andare a fare un aperitivo. Ma con il coworking tutto questo può essere diverso. Si può entrare in uno spazio diverso dal solito ufficio, dove persone dai più disparati ambiti professionali condividono il loro tempo lavorativo scambiandosi qualche battuta, concedendosi una pausa caffè o un rapido spuntino. Ed è da questi piccoli scambi che nasce la vera contaminazione, ovvero la possibilità di conoscere nuovi ambiti e contesti professionali e di trarre spunto dalle iniziative di persone che, se fossimo rimasti nel nostro ufficio, non avremmo mai incontrato.
In altre parole, aprirsi al coworking significa aprirsi alla possibilità di fare rete con altre persone e contribuire attivamente alla crescita di una comunità in grado di adattarsi alle nuove sfide del nostro presente. Ed è proprio per questo motivo che Palazzo Benvenuti supporta questo genere di filosofia, tanto da offrire alla comunità trentina uno spazio dove costruire, lasciarsi contaminare e crescere sia personalmente che professionalmente.
Quello spazio di coworking si chiama Clhub